Nella parashà Va-jezzè si racconta la fuga di Giacobbe verso il paese dello zio materno Labano, per fuggire dalla vendetta di Esaù, al quale aveva sottratto la primogenitura.
Nei primi versetti troviamo il sogno della scala che egli fa durante il viaggio. Fra le richieste che Giacobbe rivolge al Signore al risveglio, la più importante è la preghiera di protezione, affinché possa rientrare a casa di suo padre “be shalom – in pace”. I Commentatori fanno notare che le richieste dei Giusti si limitano ai bisogni strettamente personali, materiali e morali.
Non dimentichiamoci che secondo una tradizione cabalistica, il termine Shalom è uno dei nomi di D-o; Giacobbe chiede che il Signore non si allontani mai da lui, nonostante la diaspora dove vivrà per venti anni, a contatto con il paganesimo.
Per quanto riguarda le richieste materiali, Giacobbe, prega il Signore di procurargli solo pane per sfamarsi e di un abito per vestirsi e in grazia di ciò, riconoscerà a Lui la decima parte di tutti i suoi averi.
Giacobbe ritornerà dopo venti anni e sarà ricco e benedetto moralmente, tanto da ricevere dal Signore Iddio, il cambiamento del proprio nome, da Ya’àqov in Israel, quindi capostipite del popolo ebraico.
Shabbat shalom,
Rav Alberto Sermoneta
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