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La vita nel Ghetto

Il Ghetto ha rappresentato per secoli un esempio di segregazione, ma anche un laboratorio sperimentale di convivenza. Genti dalle origini e tradizioni diverse trovarono ospitalità in una società cosmopolita com’era da sempre quella della Serenissima, storico crocevia tra Oriente e Occidente.

La vita nel Ghetto era intensa: gli scambi commerciali e intellettuali con la popolazione veneziana erano la norma. Ai tedeschi la Serenissima aveva concesso di risiedere nel Ghetto dietro pagamento di una tassa e di gestire banchi di pegno a un tasso stabilito dalla Repubblica.

I Levantini, principalmente mercanti, erano stati invece accolti grazie ai vantaggi che le loro relazioni internazionali garantivano a Venezia nel campo del commercio marittimo. Oltre al prestito su pegno, al commercio e alla strazzaria (la vendita di tessuti e vestiti usati), agli ebrei era permesso l’esercizio dell’arte medica che praticavano sia all’interno del Ghetto che all’esterno, con un permesso speciale per le uscite notturne.

Nei secoli, si affermarono nel Ghetto intellettuali di spicco in ambito umanistico: il grammatico Elia Levita, Leon da Modena, rabbino e letterato autore della celebre Historia de’ riti Hebraici, Simone Luzzatto, rabbino e scrittore, la poetessa Sara Copio Sullam, celebre per il suo salotto letterario frequentato da letterati e da membri della nobiltà veneziana.

Dagli inizi del XVI secolo, fu fiorente a Venezia la stampa di libri ebraici. L’arte della tipografia era tuttavia interdetta agli ebrei, che potevano però lavorare presso i tipografi cristiani. Uscirono così dalla Tipografia di Bomberg, per opera di tipografi ebrei, le prime edizioni in ebraico del Pentateuco e del Talmud, che vennero poi riproposte dalle maggiori tipografie veneziane – Giustiniani e Bragadin.

Con l’arrivo di Napoleone a Venezia nel 1797 furono abbattuti i portoni del ghetto e finì temporaneamente la segregazione. Al ritorno degli austriaci dopo qualche mese, gli ebrei dovettero rientrare nel Ghetto, benché autorizzati a esercitare libere professioni, a prestare servizio militare, a frequentare scuole pubbliche e a svolgere pubblici impieghi.

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