Con la nostra parashà si conclude la prima parte della storia di Josef con i suoi fratelli.
Dopo una lunga discussione che lo vede protagonista assieme al fratello Yehuda, Yosef si fa finalmente riconoscere da tutti i suoi fratelli. La motivazione che egli adduce al fatto che sia in Egitto, non è quella della volontà dei fratelli di disfarsi di lui, quanto quella che tutto appartiene ad un disegno divino, messo in atto per salvare la sua famiglia dai sette anni di carestia.
I disegni divini sono imprevedibili per la mente umana, in quanto possono realizzarsi nei modi e nei tempi più disparati e lontani dalla nostra immaginazione.
La storia di Yaaqov, dei suoi figli, di Yosef con i suoi fratelli ci insegnano che il susseguirsi di eventi simili a sciagure, siano in realtà la manifestazione divina di un percorso ben conosciuto da D-o che lo mette in atto.
«Ha nistarot l’A’ Elohenu Ve ha niglot lanu ulvanenu […] la’asot et col divré ha Torah ha zot» –
«Le cose occulte appartengono al Signore nostro D-o e le manifeste a noi e ai nostri figli per sempre, per mettere in pratica le parole di questa Torà» (Devarìm 29;28).
Quando ci rivolgiamo al Signore, chiedendoGli una qualsiasi cosa di cui abbiamo bisogno, ci aspetteremmo una risposta immediata che fosse per noi comprensibile.
Hashem, tuttavia, esaudisce le nostre richieste in modo del tutto imprevedibile, fino a darci la possibilità di comprendere ciò di cui siamo stati beneficiati.
Tutto questo avviene però con un tempo e con delle modalità a noi completamente sconosciute. Questo è ciò che è capitato a Ya’aqov, a Yosef e a tutti i suoi fratelli.
Questo è anche ciò che capita a noi e che prevede da parte nostra un profonda fiducia nell’operato divino e nelle Sue grandi possibilità.
Shabbat Shalom,
Rav Alberto Sermoneta
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