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-Parashà BESHALLACH-

Venezia Ebraica - Jewish Venice
- A cura di Rav Alberto Sermoneta -

Il concetto di miracolo, nella tradizione ebraica è assai diverso da quello delle altre tradizioni religiose; esso non consiste nella diversità o soprannaturalità dell’evento: come l’apertura del mare in due (o come alcuni “capolavori” cinematografici ci hanno mostrato nei vari periodi), bensì nel momento particolare in cui esso necessita.

Ad esempio, non è stato un miracolo quello del passare all’asciutto, in mezzo al mare, bensì quello di trovarsi con il mare all’asciutto, quando l’esercito egiziano aveva ormai raggiunto gli ebrei e stava per colpirli o riportarli indietro.

En somekhim al ha nes (lett. “non ci si appoggia ai miracoli”) insegnano i Maestri del Talmud! Ossia, non si fa di un miracolo il fulcro di una religione o di un credo.

L’azione divina nei confronti del popolo ebraico è sempre costante e, nonostante il cattivo comportamento del popolo, D-o non lo abbandonerà mai del tutto.

Si racconta che, davanti al mare, con l’esercito egiziano che ormai aveva raggiunto il popolo, Mosè iniziò a pregare D-o. D-o risponde: «ma tiz’ak Elai, dabber el benè Israel ve issau» – «cosa gridi a me, parla ai figli di Israele e partano!». Il Midrash racconta che la risposta divina è molto cruda: «I miei figli sono inseguiti dal faraone che li sta per riportare in Egitto e tu perdi tempo a pregare? Rivolgiti a loro e partano!»; ossia, adoperati affinché abbiano fiducia nelle tue parole.

Ci sono momenti in cui la volontà di fare le cose deve superare persino la preghiera a D-o; non serve la preghiera sterile per affrontare situazioni difficili, ma la forza di volontà e la fiducia in D-o che ci assista nel superarle. Se il popolo non fosse stato stimolato da Mosè e non avesse avuto fiducia in lui e in D-o di superare quel momento, probabilmente non sarebbe riuscito ad attraversare il mare all’asciutto.

Si racconta di un uomo del popolo che, tanta la fiducia in D-o che sicuramente avrebbe fatto qualcosa per salvare il popolo, si gettò in mare ed iniziò a nuotare, prima ancora che le acque si fossero aperte. Infatti, a testimonianza di ciò, il verso con cui inizia la Shirat ha jam,  la Cantica del mare dice: «[…] e il popolo ebbe timore di D-o ed ebbero fiducia di D-o e di Mosè suo servo» (Shemòt 14; 31).

La fiducia in D-o e in chi Egli prepone come Suo messaggero, sono fondamentali a superare momenti pesanti nel corso della storia.

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