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parashat ki tetzé

A cura di Venezia Ebraica - Jewish Venice

La parashà di ki tetzé, che leggeremo questo shabbat, parla del comportamento che l’ebreo, sia come singolo che come popolo, deve avere nei confronti della terra di Israele; non ha apparentemente nulla a che vedere con la teshuvà.

Da questo sabato, si contano tre sabati prima di rosh ha shanà, durante i quali leggeremo le parashot di: Ki tetzé, Ki tavò e Nitzavim (quest’anno legata anche a Vajelekh).

La parola Ki tezzè significa: “Quando uscirai”; Ki tavò invece vuol dire “Quando verrai”; mentre Nizzavim “Starete dritti in piedi”. I maestri dell’ esegesi ci fanno notare che queste tre azioni corrispondono precisamente al comportamento dell’uomo nella sua vita.

Un uomo sicuro, pieno di sé esce di casa per dimostrare a se stesso ed alla società la propria esperienza e la capacità di sopravvivere senza l’aiuto di nessuno.

Un atteggiamento di orgoglio ed arroganza che presto si tramuterà in paura e insicurezza.
A questo punto si fermerà e inizierà un processo psicologico in cui egli si chiederà se il suo atteggiamento è quello ideale al comportamento di un uomo ; quindi tornerà indietro, verso la sua casa (ki tavò), dove ha ricevuto affetto, calore e soprattutto sani insegnamenti.

Tutto ciò dovrà farlo con il massimo dell’umiltà e non solo; dovrà anche sottostare (in piedi – nizzavim) ai rimproveri delle persone a lui care e che tanto hanno confidato in lui.
Soltanto dopo questo processo potrà essere pronto alla teshuvà.

Su tutto ciò noi ebrei abbiamo il dovere di riflettere per non incombere in errori che possono essere fatali al nostro perdono, confidando nell’aiuto del Signore nostro D-o.

 

Rav Alberto Sermoneta 

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