«La potenza delle Sue opere ha narrato al Suo popolo per dare loro il possedimento dei popoli» (Tehillim 111).
Rashì, nel commentare il motivo dell’inizio della Torà con il racconto della Genesi, riporta questo versetto del libro dei Tehillim in cui si esalta l’uomo timoroso di D-o, che ha fiducia in Lui, qualsiasi sia la sorte che gli si presenti. Egli sostiene che fa parte del timor di D-o anche quello di accettare la spartizione del mondo e dei suoi territori.
Riportando una spiegazione del midrash, (Bereshit rabbà), attribuita a Rabbì Izchak, spiega che il motivo per cui la Torà inizia dal racconto della Genesi, è per far conoscere a chi potrebbe accusare Israele di essersi impossessato della terra che prima apparteneva ai sette popoli, che D-o è il suo creatore e che è Lui a destinare la Terra a coloro che saranno più meritevoli. Per questo, nel versetto dei salmi sopra citato si inneggia ai timorosi di D-o e al loro premio.
In un midrash si racconta che, al momento della Creazione tutte le lettere si disposero davanti all’Eterno per mostrarsi e far sì che Egli potesse scegliere una di loro per usarla come iniziale del testo;
L’Eterno scelse però la lettera bet che è la seconda dell’alfabeto.
Al che, la alef si presentò al cospetto di D-o e manifestò le sue lamentele, dicendo che, essendo lei la prima dell’alfabeto, la Torà sarebbe dovuta iniziare con lei.
L’Eterno obiettò alla lamentela della alef, rispondendo che essa è anche l’iniziale della parola “arur” che significa maledetto, mentre non poteva essere iniziata l’opera creativa che all’insegna della benedizione – berachà, quindi con la bet. Assicurò a lei però, che avrebbe scritto qualcosa di assai importante con la alef: i Dieci Comandamenti – e chi non li avesse osservati, avrebbe provocato anche la distruzione del Mondo.
Shabbat Shalom e Chodesh Tov,
Rav Alberto Sermoneta
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