- Parashat 'EKEV-

Venezia Ebraica - Jewish Venice
- A cura di Rav Alberto Sermoneta -

La parola ‘ekev significa calcagno, dalla stessa radice deriva il nome Ja’akov, poiché Giacobbe, nel racconto biblico della parashà di Toledot nel sefer Bereshìt afferra per il calcagno il fratello Esaù.
La correlazione tra i due termini va tuttavia esaminata a fondo:
i Maestri sostengono che ‘ekev – calcagno alluda alle mizvot kallot  (lett. i precetti leggeri”) cioè quelli che erroneamente vengono definiti meno importanti.
Concentriamoci ora sul primo versetto della nostra parashà:
«Ve hajà ‘ekev tishme’un et ha devarim ha elle ushmartem va ‘asitem otam […]»
«E avverrà se “’ekev” ascolterete tutte queste cose e le osserverete mettendole in pratica […]» (Devarim 7;12).
Hashem dice al popolo di osservare con attenzione e mettere in pratica tutte le mizvot – importanti e “meno”, nello stesso modo.
Nella tradizione della Torà e nella tradizione rabbinica non esistono gerarchie di mizvot, tutte, infatti, sono uguali e vanno osservate allo stesso modo.
L’osservanza di tutti i procetti determinerà il premio della vita prospera e sicura in Eretz Israel.
«Mizvà kallà ke vachamurà» sostengono e insegnano i Maestri della Mishnà (Avot 4;2)! Una mizvà leggera deve essere uguale a quella più rigorosa!

Noi esseri umani non abbiamo il merito di conoscere quale sarà il premio che ci spetta…
 
 
Shabbat Shalom,
Rav Alberto Sermoneta

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