-Parashà SHEMOT-
Venezia Ebraica - Jewish Venice
- A cura di Rav Alberto Sermoneta -
Questa settimana leggeremo la prima parashà del secondo sefer della Torà: Shemòt. Dalla traduzione dei Settanta prima e dalla Vulgata poi, il sefer è stato chiamato Exodus o Esodo, poiché nella sua gran parte, racconta gli episodi inerenti la yetziàt Mitzraìm. Shemot in ebraico significa nomi, esattamente quei i nomi dei figli di Giacobbe che scesero in Egitto al tempo in cui loro fratello Giuseppe era viceré.
La prima consonante del primo versetto della parashà è una vav – una congiunzione: «E questi sono i nomi dei figli di Israele […]» (Shemòt 1; 1); a riprova della continuità cronologica che intercorre fra il libro di Bereshìt e quello di Shemòt e ulteriore testimonianza del fatto che tutta la Torà sia stata scritta da un’unica mano e da un unico Autore.
Rashì si chiede come mai, dopo avere elencato i nomi dei figli di Giacobbe alla fine del libro di Bereshit, nel momento in cui essi scendono in Egitto, la Torà torna li rimenzioni ancora una volta all’inizio del nuovo libro. All’interrogativo di Rashì si risponde che il Signore D-o che amava Giacobbe in modo smisurato con i suoi figli, dopo averli menzionati da vivi, cioè nel momento stesso in cui essi scendono in Egitto, vuole tornare a ricordarli anche dopo che erano morti. La particolarità del versetto in questione risiede nel tempo verbale – al presente – con cui il verbo “lavò – venire” è coniugato: «E questi sono i nomi dei figli di Israele che scendono in Egitto […]», quando l’aspettativa del lettore è si scelga almeno una forma passata, trattandosi di avvenimenti molto datati.
La Torà esprime un concetto di base: la conseguenza di un cattivo comportamento è la Diaspora e la Diaspora è sempre in agguato per il figli di Israele – in ogni momento.
Il fatto che il verbo sia stato menzionato al presente ci insegna che in Egitto, in Babilonia, a Roma ecc… gli ebrei sono stati esiliati a causa del loro comportamento che non appartiene al passato, ma può ripetersi in ogni momento della storia.
Un famoso esegeta moderno, sostiene che il motivo della ripetizione dei nomi è dovuta al fatto che per molti anni, da quando scesero in Egitto, gli ebrei si assimilarono alla cultura del luogo, dimenticando lo studio, la loro cultura e le loro tradizioni. Quindi, secondo il Maestro è come se fossero morti; trascorsi molti anni, solo in prossimità della loro futura liberazione, la Torà torna a ricordare i loro nomi e le loro tradizioni.
Shabbat shalom,
Rav Alberto Sermoneta