Parashat Behaalotekhà

- Parashat BEHAALOTEKHÀ -

Venezia Ebraica - Jewish Venice
- A cura di Rav Alberto Sermoneta -

Questo Shabbat leggeremo nella parashà settimanale una serie di avvenimenti di importanza differente.

Si comincia con la mizvà del Cohen gadol di preparare la menorà alla sua accensione di tutti i giorni, continuando con quella della consacrazione dei Leviti, di Pesach shenì (l’opportunità di offrire il sacrificio pasquale un mese dopo Pesach per coloro che nella data destinata si trovavano in condizioni inadeguate all’offerta); torviamo poi le istruzioni e i preparativi da mettere in atto in guerra e della mizvà di suonare le trombe d’argento, insieme allo shofar per richiamare il popolo all’attenzione (sia di cose buone che meno buone).

Assistiamo, tuttavia, ad uno strano episodio a cui solitamente si attribuisce poca importanza; esso consiste nel fatto che due uomini del popolo – Eldad e Medad – iniziano a fare pratica di profeti in mezzo all’accampamento. Giosuè, impressionato dall’atteggiamento dei due, corre da Mosè a riferirgli ciò che sta accadendo chiedendogli di farli arrestare.
Mosè invece reagisce in modo inaspettato, con una risposta sbalorditiva. Egli, infatti, non solo rimane impassibile, ma quasi rimprovera Giosuè di essere troppo geloso per lui. Egli continua la sua risposta da grande uomo saggio, dicendo: «Magari tutto il popolo di D-o profetizzasse!!! Perché il Signore ha posto in ognuno di loro il Suo spirito» (Bamidbar 11; 29).
La circostanza è piuttosto insolita, sia per il fatto che nessuno, fino a questo momento conosce questi due uomini, sia perché non sappiamo nemmeno riguardo cosa stessero profetizzando.
Bisogna quindi interrogarsi sul senso profondo dei termini profeta e profezia.
Il navì – il profeta è colui che riporta la parola di D-o; il termine “navì” da cui deriva nevuà, profezia, è una forma passiva del verbo lavò – “venire”, quindi “riportare”.
Il profeta nella tradizione ebraica non è colui che predice il futuro, bensì colui che insegna la Torà e, attraverso l’osservanza delle regole o la sua trasgressione da parte del popolo, prospetta loro un futuro, prospero o tragico.
Tutte le mattine, appena apriamo i nostri occhi, dopo il sonno notturno, abbiamo il dovere di recitare una formula di ringraziamento al Signore, per averci ridato l’anima che appartiene a Lui e che noi custodiamo nel nostro corpo per tutta la giornata.
Quell’anima è “PURA” perché appartiene a D-o ed è per questo che ogni uomo ha anche un po’ di spirito profetico.
Magari, volesse il Cielo che ogni uomo usasse la sua anima per fare del bene al prossimo, senza danneggiarlo; ci troveremmo tutti nella condizione di benefattori come furono Eldad e Medad.

Shabbat shalom

Rav Alberto Sermoneta

I genitori di Or Le-Mishpachot in visita a Venezia

OR LE-MISHPACHOT A VENEZIA


I GENITORI DI OR LE-MISHPACHOT IN VISITA A VENEZIA

Lunedì 27 maggio la Comunità Ebraica di Venezia ha ospitato un nutrito gruppo di oltre sessanta appartenenti all’associazione israeliana Or le-Mishpachot. Dopo una visita in barca che ha toccato i punti di maggior interesse della Laguna, l’itinerario si è concluso in Ghetto con la visita della Scola Spagnola.

I partecipanti, accomunati dal lutto per i propri cari scomparsi nel corso di operazioni militari in Israele, hanno incontrato il rabbino capo, rav Alberto Sermoneta, che nel suo intervento ha manifestato la vicinanza sincera della Comunità Ebraica di Venezia e di tutte le sue componenti, a maggior ragione in questa fase così delicata e angosciante.
 
Dopo la tefillà di Minchà e la lettura della Torà, rav Tamir Granot, direttore della Yeshivà Orot Shaul di Kriyat Shalom (Tel Aviv) ha condiviso con i presenti la propria testimonianza e quella dei suoi talmidim, da diversi mesi riservisti. Nel farlo, non ha mancato di ricordare i figli caduti, offrendo passi e pensieri per rafforzare tutti coloro, che hanno conosciuto in prima persona la tragicità di un lutto di questa entità.
 
In serata la cena presso il ristorante casher Ba Ghetto prima della ripartenza.

L’antico cimitero ebraico del Lido

Presentazione Sala Montefiore


L'ANTICO CIMITERO EBRAICO AL LIDO DI VENEZIA

Domenica 12 maggio, in una Sala Montefiore gremita, è stato presentato il libro L’antico cimitero ebraico al Lido di Venezia (curato dal prof. Dario Calimani, e pubblicato qualche mese fa dalla casa editrice Sillabe, in collaborazione con Opera Laboratori Fiorentini, attuale società di gestione del Museo Ebraico di Venezia).

Il volume si propone, mediante gli interventi degli autori – Dario Calimani, Giovanni Levi, Umberto Fortis e Aldo Izzo   di ripercorrerne le vicende e l’importanza storica, offrendo al lettore nuovi spunti di approfondimento, sia cronologici, per quanto riguarda lo sviluppo del cimitero antico (fondato sul finire del 1400, affiancato successivamente da quello moderno nel tardo Settecento), che letterari. L’antico cimitero ebraico del Lido, infatti, ha svolto un ruolo cruciale nell’immaginario culturale della corrente romantica europea, dilatandosi nel tempo fino ad epoche più recenti, protagonista ricco di sfaccettature e simbolismo.
 
«L’antico cimitero ebraico del Lido diventa così un’ambientazione letteraria ideale per scene d’amore e morte, e non dimentichiamo che la maggior parte dei brani letterari scelti e individuati, si vorrebbe aggiungere – appartengono ad autori che rappresentano bene lo spirito romantico. Sembra evidente che la visione del popolo ebraico cominci a modificarsi con il Romanticismo. Il popolo ebraico, reietto ed emarginato, chiuso nei ghetti, attira la simpatia degli autori romantici, con qualche eccezione, naturalmente. Il Romanticismo sembra vedere negli ebrei una delle nazioni che hanno diritto all’affrancamento e al riconoscimento della propria umanità, come ogni altro cittadino, come ogni altro essere umano: un simbolo universale di aspirazione alla libertà e all’autodeterminazione.».

Venezia e la realtà israeliana

Vercelli prima lezione


Venezia e la realtà israeliana

Considerata la drammatica situazione politica in cui versa il Medio Oriente, la Comunità Ebraica di Venezia ha avviato attività culturali intese a far meglio conoscere la realtà della cultura e della storia di Israele. A tale fine, è iniziato un corso, tenuto dal dott. Davide Cutrì, sulla letteratura ebraica moderna e contemporanea. È poi stato avviato un ciclo di cinque lezioni curate dal prof. Claudio Vercelli, storico insigne della storia ebraica contemporanea del Novecento, europea e israeliana. Il corso, aperto alla città, intende diffondere conoscenza della storia di Israele al di fuori della Comunità per contrastare letture semplicistiche degli accadimenti in corso e invitare invece a una riflessione sulla complessità di una storia che parte da lontano.

Gli incontri prendono in esame macro-aree della storia di Israele, partendo dall’attualità e dagli accadimenti del 7 ottobre 2023, procedendo poi a ritroso, per porre l’accento, in appuntamenti successivi, sulle radici della contrapposizione tra mondo arabo, società musulmane e Stato d’Israele, sulla nascita di una comunità politica nazionale ebraica, sulle questioni di legittimazione e delegittimazione di Israele e sul dibattito linguistico, storico e politico intorno al termine ‘sionismo’.

Nel corso della prima lezione tenutasi lo scorso 9 maggio, si sono analizzati i fatti del 7-10 ottobre 2023, concentrandosi soprattutto sulla geografia del sud di Israele, della Striscia di Gaza e della penisola del Sinai. Lo studio dell’evoluzione degli equilibri politici di Gaza dal 2005 ad oggi, e della Cisgiordania degli ultimi 20 anni è stato cruciale per capire e isolare gli agenti politici attivi nel territorio in questione, ma soprattutto per definire l’origine degli attacchi brutali di inizio ottobre, così come la conseguente risposta israeliana all’aggressione.

L’afflusso di pubblico esterno – circa quaranta persone alla prima lezione – ha segnato il successo dell’iniziativa. Se si confermerà il gradimento del pubblico anche per le successive lezioni, si potrà pensare ad altre attività culturali relative alla conoscenza dell’ebraismo aperte a tutti. Del resto, la Comunità, in collaborazione con Opera Laboratori Fiorentini, sta già organizzando per il secondo anno corsi sull’ebraismo rivolti alle guide turistiche della città, e anche questo con un grande afflusso di frequentanti – circa ottanta persone.