Provedono per far delle Azime quali chiamano Mazzòd che gli bastino per mangiar quelli otto giorni di Pesah…nel farle impastano farina e acqua …e subito mettono nel forno a cuocer.
Così Leon Modena nella sua Historia de’ riti hebraici. Perciò esistevano nel ghetto del ‘600 e del ‘700, secondo i catastici, almeno tre forni: uno dietro Corte Rodriga, a sinistra, presso l’ingresso dal portico di Ghetto Vecchio; uno presso la Corte della Calle Sporca (parallela all’attuale Calle del Forno); uno presso l’angolo tra la Calle dell’Orto e la Strada Maestra (ora Calle di Ghetto Vecchio).
Dalla fine dell’Ottocento, rimase aperto solo il forno ancor oggi attivo, in occasione della pasqua ebraica, presso la Calle del Forno. Per molti anni, almeno fino agli ultimi del ‘900, il forno produsse azzime e i dolci tradizionali pasquali per Venezia e per molte altre comunità. Oggi esso, per opera di molti volontari, viene usato solo per la produzione dei dolci tipici veneziani, mentre le azzime vengono importate o dalla Francia o da Israele.
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