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    Shabbat Vayerà
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il giardino segreto del ghetto

L’isola di Sant’Erasmo era considerata l’orto di Venezia in cui si producevano e si producono tutt’ora, verdure che per la loro bontà, dovuta alla particolarità del terreno.

Non è però l’unico orto della città: Venezia era disseminata di piccoli orti nascosti, gestiti principalmente dagli ordini religiosi, dove si produceva vino, olio e dove si poteva camminare tra i filari di meli, peschi, fichi e i campi di erbe aromatiche.

Anche nella zona del Ghetto si era diffusa la tradizione degli orti privati. Nel giardino retrostante la sinagoga Levantina è presente un  piccolo orto privato, per secoli rimasto attivo, e che serviva alcune famiglie residenti nel Ghetto.

Altri orti si estendevano tra la fitta rete di calli e campielli di Cannaregio, ad oggi ne rimane traccia solo nella toponomastica: A pochi passi dal Ghetto Vecchio troviamo infatti calle dell’Orto e Campiello dell’Orto, due luoghi che si collegano idealmente agli orti delle sinagoghe creando una cinta invisibile che circonda il Ghetto.

Dietro la sinagoga Spagnola esisteva un frutteto, che perdurò per più di 300 anni, con alberi di fichi e melograni, viti per il vino e ulivi, tutte piante dal profondo significato simbolico nella tradizione ebraica che venivano inoltre utilizzate durante le festività principali.

Nel 2018 in questo spazio rimesso a nuovo è stato inaugurato il giardino segreto con oltre 450 tra piante, alberi ed essenze citate nell’antico testamento. Accanto agli elementi vegetali, sono stati inoltre realizzati uno spazio didattico per le scuole, una sukkah – la capanna per la festività di Sukkoth – e una fontana che, nella simbologia, ricorda il fiume Giordano e i suoi affluenti. 

Il giardino segreto è visitabile attraverso i tour organizzati dal Museo Ebraico di Venezia.

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