PARASHAT MIKKETZ
In Mikketz troviamo le vicende di Giuseppe in Egitto, il quale, attraverso la sua fiducia in D-o e il suo comportamento integerrimo, verrà affrancato dalla schiavitù diventando viceré del paese.
«[…] Elo-him ja’anè et shelom par’ò»
«[…] il Signore risponderà in modo da incutere pace nel faraone» (Bereshìt 41; 16); è questa la modalità espressiva utilizzata da Josef al cospetto del faraone, considerato dagli egiziani stessi una divinità in terra. Risalta così il suo essere uno zaddik – un giusto, in quanto nonostante il culto del faraone, Josef non nasconderà mai la propria identità ebraica.
Così avvenne, secoli dopo, con i Maccabìm, che combatterono contro i Greci proprio per non dover nascondere la propria identità. Il pericolo per gli ebrei è sempre in agguato e non sta nel fatto che qualcuno tenti di sterminarci, ma fra noi stessi nel momento in cui, per timore che accada qualcosa di male, nascondiamo le nostre origini rinnegando le nostre tradizioni.
La cultura ellenica, opprimeva gli ebrei tentando di farli allontanare dalle tradizioni più forti, come quelle dell’osservanza dello Shabbat, patto eterno fra D-o e il popolo ebraico dal punto di vista spirituale, della Circoncisione, patto eterno fra D-o e gli ebrei dal punto di vista fisico – berit she chatam bivsarenu – patto impresso nella nostra carne e la celebrazione del rosh chodesh – capo mese in cui gli ebrei affermano il loro rinnovamento come identità di popolo attraverso il conteggio del calendario, dando quindi un valore fondamentale alla scansione del tempo.
Non a caso durante gli otto giorni di Chanuccà si ribadiscono tutti questi concetti:
La festa di Chanuccà viene celebrata attraverso l’accensione dei lumi, che simboleggiano l’eternità: il fuoco se viene costantemente alimentato, non si spegne mai così come il popolo ebraico, se osserverà le regole della Torà, mantenendosi saldamente legato alle proprie tradizioni, non cesserà mai di esistere, a discapito di tutti coloro che nel corso dei millenni hanno sempre tentato di annientarci e cancellarci dalla faccia della terra.
Shabbat shalom,
Chodesh tov e Chag ha-urìm sameach,
Rav Alberto Sermoneta
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