Balaq, re di Moav, impaurito dai recenti successi militari degli Israeliti, fa convocare Bil’am, famoso e temuto profeta – stregone, per maledire il popolo di Israele.
Dal racconto biblico sappiamo che nulla poté contro Israele, poiché popolo costantemente protetto dal Signore Iddio: «[…] lo taor et ha am ki barukh hu» – «[…] non maledirai il popolo perché esso è benedetto» (Bamidbar 22;12); su tutto ciò che è benedetto a priori, la maledizione non ha effetto.
Ci troviamo qui davanti a due personaggi temutissimi dell’epoca: Mosè, profeta del popolo ebraico e suo Maestro e Bil’am, profeta del culto pagano e suo stregone.
Quali sono le sostanziali differenze fra i due personaggi?
La concezione di profetismo in mezzo al popolo ebraico è assai differente rispetto all’immaginario comune, sia nel passato che in epoca recente. Mosè era l’uomo di D-o che si rivolgeva al popolo per bocca sua e quindi, aveva il compito di esplicare al popolo gli insegnamenti divini. Egli – il profeta di Israele, non interpretava presagi, ma si limitava a rivelare al popolo le conseguenze, in termini di benedizioni e maledizioni future, dell’osservanza delle mitzvot. Mosè, nonostante il suo importante incarico, era considerato un uomo a tutti gli effetti, senza super poteri, soprattutto per il suo modo di porsi: «e l’uomo Mosè era molto umile fra tutti gli uomini della terra» (Bamidbar 12;3).
Per Bil’am non era così, egli godeva di rispetto più per una condizione di timore, che per reale valore; era celebre per le sue espressioni, in particolar modo per le maledizioni che rivolgeva, dietro pagamento; nella parashà troviamo, infatti: «….poichè ti onorerò moltissimo…. Se distruggerai attraverso i tuoi vaticini questo popolo» (Bamidbar 22; 17). Un uomo del suo calibro, benché temuto, non può andare lontano, non può fare molta strada contro il volere divino! Nella parashà notiamo che da ogni angolazione in cui Bil’àm si sporgesse per vedere meglio l’accampamento di Israele e meglio maledirlo, le sue parole si tramutavano da maledizioni in benedizioni.
«Ma tovu ohalekha Ja’aqov, mishkenotekha Israel […]» – «Come sono belle le tue tende oh Giacobbe e i tuoi Santuari oh Israel […]» (Bamidbar 24;5) questa è l’ultima maledizione-benedizione che rivolge al popolo, dopodiché viene cacciato da Balaq.
I commentatori spiegano che le tende simboleggiano le scuole e i luoghi dove si studia Torà, mentre i santuari i luoghi dove si prega. Con lo studio della Torà, l’osservanza dei suoi precetti e le tefillot, ‘am Israel sopravvive ad ogni maledizione, anche quelle che avrebbe dovuto lanciare Bil’am.
Shabbat shalom
Rav Alberto Sermoneta
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