È importante evidenziare come nel corso di tutta la nostra Parashà viene posto l’accento sia sull’esistenza del popolo ebraico in Eretz Israel che sul rapporto fra essa e i suoi residenti. La condizione fondamentale in cui il popolo ebraico deve basare la propria esistenza sulla terra di Israele è espressa con il termine ‘betach’ ovvero la sicurezza: «[…] vishavtem ‘al ha-aretz la-vetach» – «[…] e risiederete sulla Terra di Israele in sicurezza» (Vayiqrà 25; 18).
Occorre quindi sottolineare come la sicurezza debba esserci in tutto il popolo, particolarmente tra i singoli, all’interno di un rapporto che si basi sulla vera fratellanza e sull’onestà tra l’ebreo e il suo prossimo, soprattutto nel caso si possa avere bisogno di un aiuto economico.
Nessuno vivrà mai in una condizione di indigenza poiché ognuno dovrà e potrà avere un proprio lavoro che consentirà un benessere sia al singolo che al popolo: «Ve im dal hu» – «ma se egli è povero […] avrai il dovere di aiutarlo in ogni modo, prima che egli giunga nella condizione di povertà estrema». Non è pensabile che un popolo, inteso come ‘reame’ («mamlechèt Cohanìm»), possa comprendere anche gente modesta e povera, perciò la tzedakà è la base fondamentale su cui si poggia la storia e la vita del nostro popolo. Essa ha la capacità di porre tutti sullo stesso piano sociale, ricchi e poveri, affinché non vi siano disuguaglianze e ingiustizie dentro ‘am Israel.
Per tzedakà, infatti, si intende la giustizia in quanto tale e non l’elemosina o la carità, concetti che non riguardano il nostro popolo. La tzedakà prescinde dal conoscere la fonte stessa, ciò accade affinché chiunque la riceva non debba sentirsi in debito o inferiore verso chi l’ha compiuta.
Questi sono i concetti che la Torà ci insegna.
Shabbat shalom
Rav Alberto Sermoneta
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