Nella parashà di Chuqat troviamo un lungo elenco di mizvot e la narrazione di avvenimenti, soprattutto negativi, che hanno caratterizzato il comportamento del popolo durante la permanenza di quaranta anni nel deserto.
Il termine choq da cui deriva la parola chuqat, viene tradotto letteralmente legge o statuto, ma in realtà deriva dal verbo le- chaqek che significa scolpire/incidere sulla pietra.
Tutto ciò che è scolpito sulla pietra non può essere facilmente cancellabile, quindi, anche questo tipo di mizvot hanno un valore eterno e servono a dimostrare il sentimento di ogni appartenente al popolo di Israele.
Infatti, se per ogni altro tipo di mizvà abbiamo il diritto di poterci interrogare sulla sua origine e sul suo significato, per i chuqim, non possiamo farci queste domande o, per meglio dire, possiamo chiedercelo ma nessuno ci confermerà la nostra ipotesi.
Essi – i chuqim – infatti, hanno lo scopo di esplicitare il legame del singolo con Hashem.
Tra gli episodi negativi ricordati nella parashà troviamo prima la morte di Miriam, sorella di Mosè ed Aaron, poi, la sentenza definitiva da parte di D-o che né Aaron né Mosè entreranno in Israele e, infine, la morte di Aaron, sostituito per volontà divina da suo figlio Ele’azar.
È narrato infine l’episodio in cui diversi Israeliti, a seguito di maldicenza, vengono infettati dal veleno di serpenti e, dopo che molti hanno fatto teshuvà, il Signore comanda a Mosè di costruire un serpente di rame e porlo nella tenda della Sacra Radunanza, cosi che coloro che fossero stati morsi da un serpente, fissando il serpente di rame, sarebbero potuti guarire.
Moltissimi commentatori hanno proposto le più svariate di interpretazioni, fra cui quella dell’antidoto al morso del serpente che si ricava dal serpente stesso; ma proprio come detto precedentemente, ci sono delle cose che non possono essere spiegate.
Una teoria è quella che, essendo il serpente posto su di una colonna molto in alto, coloro che volevano guardare il serpente dovevano, per forza di cose alzare gli occhi verso l’ alto.
Quel gesto, lo portava a guardare verso D-o che lo avrebbe, dopo la sua richiesta, guarito.
Come questo, tanti altri episodi, contenuti nella parashà, hanno un significato oscuro o complesso da interpretare, come l’acqua che scaturisce dalla roccia e disseta il popolo che si lamenta per la sete; è per questo motivo che tutto ciò rientra nella categoria di quelle regole o comportamenti chiamati chuqim.
Shabbat shalom
Rav Alberto Sermoneta
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