“…E questa è la benedizione con cui Mosè benedisse il popolo di Israel prima di morire…”
E’ considerato uno dei brani più commoventi della Torà; Mosè dopo aver faticato per trarre il popolo dalla schiavitù egizia, dopo aver discusso con lui e dopo aver discusso quaranta giorni e quaranta notti, con D-o per farlo perdonare dalla grave colpa del “vitello d’oro”, dopo aver ricevuto la Torà e insegnata al popolo per quarant’anni di permanenza nel Deserto, era ad un passo dalla morte.
L’uomo che “vide D-o faccia a faccia” era pur sempre un uomo e per lui era arrivato il suo giorno fatidico.
Racconta un midrash, che il Malakh ha mavet – l’Angelo della morte si presentò a Mosè, comandandogli di andare con lui, perché era giunta la sua ora; a questo comando Mosè gli chiese chi fosse e costui rispose che era l’Angelo della morte e che avrebbe dovuto seguirlo.
A questo Mosè rispose che egli era Mosè, che aveva parlato con D-o “faccia a faccia” e che non lo avrebbe seguito affatto.
L’Angelo tornò dall’Eterno a riferire la reazione di Mosè e D-o lo supplicò di ritornare da lui, ripetendogli lo stesso imperativo, ma inutilmente perché anche per la seconda volta Mosè si rifiuto di seguirlo.
L’Angelo tornò per la seconda volta dal Signore, a riferire del comportamento del Maestro; e così ancora per altre volte, finchè il Signore disse che sarebbe stato Lui in Persona a recarsi dal Mosè, il quale davanti a D-o non poté sottrarsi dal suo destino.
E’ per questo che nel testo troviamo scritto: “va jamot Moshè ‘al pi A’ – e Mosè morì per bocca del Signore”.
Shabbat Shalom
Rav Alberto Sermoneta
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