SUCCOT 5785

Venezia Ebraica - Jewish Venice
- A cura di Rav Alberto Sermoneta -

 

«Ufros alenu succat shelomekha»
 «E stendi su di noi la succà della Tua pace»

La festa di Succot conclude il ciclo delle festività del mese di Tishrì, iniziate con Rosh ha shanà.
È chiamata dalla Torà con il solo termine chag ed è il simbolo per eccellenza della gioia.
«Ve samachtà be chagghekhaֲ […]» (lett.”e gioirai nella tua festa”) è l’espressione della Torà – che troviamo in Devarìm 16;14 – , con cui siamo esortati a gioire a Succot; non capita per nessun’altra ricorrenza della Torà di trovare un simile invito.
Succot è la festa del raccolto del prodotto dei campi, rappresenta quindi la ricchezza economica a cui aspira chi lavora sodo tutto l’anno. Una mietitura abbondante, sia in senso materiale, che spirituale, può portare l’individuo naturalmente a rallegrasene, concentrandosi, e prendendo sempre più consapevolezza, che tutto avviene per volontà divina.
I Maestri ci consigliano di leggere la meghillà del Kohelet, testo che fa riflettere profondamente il singolo sulla precarietà della sua esistenza terrena. La motivazione di questa aggiunta è quella di rammentare che, nonostante l’abbondante prodotto campestre e l’eventuale prosperità da esso derivante, l’uomo deve saper accontentarsi di ciò che gli viene dato.
Il valore quindi della festa deve incoraggiare l’uomo a non allontanarsi mai troppo da quella che è la sua dimensione e dall’aiutare il suo prossimo, riflettendo sul rapporto tra lui e il suo Creatore.

Moadim le simchà

Shabbat shalom,

Rav Alberto Sermoneta

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